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UCRAINA: VIA DALL’ITALIA 30 DIPLOMATICI RUSSI

NUOVE SANZIONI UE ANCHE SU IMPORT CARBONE

ROMA – “Unità, responsabilità, collaborazione”. Con queste parole il presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) Adolfo Urso ha sintetizzato il clima emerso nelle due ore di audizione del premier Mario Draghi nella mattina di martedì 5 aprile a San Macuto sugli effetti della crisi ucraina per il nostro Paese, dalle forniture energetiche alla minaccia per la Cybersecurity. Draghi ha anche confermato l’espulsione di 30 diplomatici russi dal territorio italiano. Una decisione concordata tra i principali Paesi Ue che rispecchia per i numeri degli espulsi il peso di ogni singolo
Paese.

Numero espulsi varia a seconda del peso del Paese

La prima decisione l’ha presa lunedì 4 aprile il Governo di Berlino guidato dal cancelliere Olaf Scholz con l’espulsione di 40 diplomatici russi. A seguire il presidente francese, Emmanuel Macron ha dato parere favorevole per l’espulsione dalla Francia di 35 diplomatici di Putin. A seguire l’Italia con 30 e da ultimo la Spagna con 25 diplomatici di Mosca. “Abbiamo agito per questioni di sicurezza nazionale” ha fatto sapere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha evitato di rispondere alle “provocazioni” della Lega che aveva criticato le espulsioni. “L’azione del governo italiano – ha aggiunto Di Maio – mira al raggiungimento della pace. Ci stiamo impegnando in questa direzione ogni giorno. Allo stesso tempo, abbiamo la necessità di tutelare i cittadini italiani”.

Nel corso della sua audizione, Draghi, che era accompagnato dall’Autorità delegata alla sicurezza, Franco Gabrielli ha approfondito, come ha ricordato Urso, “tutte le tematiche inerenti la invasione russa in Ucraina, anche in riferimento alla sicurezza energetica e cibernetica e alle misure predisposte dal governo in merito all’impatto delle sanzioni sul sistema sociale ed economico del Paese. Particolare attenzione anche alla evoluzione della crisi e al ruolo che l’Italia può svolgere nel quadro europeo e atlantico, nella consapevolezza della gravità della situazione”.

Via al quinto set di sanzioni anche su carbone

Ma il tema della guerra ha tenuto banco martedì a Lussemburgo nel corso di un Ecofin che ha approvato un quinto pacchetto di sanzioni. Si tratta di misure che, come ha precisato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, vieta importazioni di carbone dalla Russia per un importo di 4 mld di euro l’anno. Una misura che “taglierà un’altra importante fonte di ricavi per la Russia”. Ma il carbone potrebbe essere solo l’inizio: la Commissione lavora ad ulteriori misure per bloccare l’importazione di petrolio russo nell’Ue. Per ora non si parla ancora di gas (che colpirebbe soprattutto le importazioni tedesche e italiane) ma il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha parlato di un “calendario” per le sanzioni sull’energia sul quale dovrebbero accordarsi gli Stati membri.

“Siamo determinati – aggiunge Le Maire – a rafforzare le sanzioni contro la Russia. E c’è un consenso tra i 27 per farlo. Sono sanzioni efficaci, danno risultati e sono le più importanti che l’Ue abbia adottato contro uno Stato. Il rublo ha perso molto del suo valore e la Russia è in recessione. Tutto questo ha un impatto, il sistema finanziario russo è disorganizzato: le sanzioni sono efficaci”.

Il pacchetto delle misure proposte dalla Commissione verrà esaminato dai rappresentanti permanenti (per l’Italia l’ambasciatore Piero Benassi) nel Coreper di mercoledì 6 aprile a Bruxelles. Su petrolio e gas non c’è ancora un accordo tra i 27 ma, ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, quando si decide di rispondere ad una “aggressione militare con misure economiche, si è consapevoli che c’è un costo da pagare. E l’Ue è pronta a pagarlo”. E il ministro delle finanze tedesche Christian Lindner si è dichiarato favorevole a rafforzare le sanzioni contro la Russia e a considerare il via libera all’embargo contro il carbone russo ma “al momento – ha precisato – non è possibile tagliare le forniture di gas dalla Russia”.

Dombrovskis: sanzioni non solo su energia

Il vicepresidente della Commissione e responsabile del portafoglio economico Valdis Dombrovskis ha tenuto a ricordare che “”per quanto riguarda il quinto pacchetto di sanzioni non si tratta solo di energia, è un ampio pacchetto che copre diversi settori”. Si va dal divieto per le società russe di partecipare ad appalti nell’Ue all’esclusione di ogni sostegno finanziario, europeo o nazionale agli enti pubblici russi al divieto di scaricare merci da navi russe in porti europei. La lista degli individui sanzionati verrà poi allungata.: più sanzioni personali, nel commercio e sanzioni nel settore dei trasporti. Ma, secondo Dombrovskis i dati del 2021 prima delle guerra dicono che il 62% delle esportazioni russe nell’Ue erano idrocarburi. “Quindi – ha aggiunto – se vogliamo davvero influenzare l’economia russa, ecco dove dobbiamo guardare. Ed è esattamente ciò che è oggetto di discussioni su questo quinto pacchetto di sanzioni”.

Gozi: creare un fondo per ridurre effetti sanzioni

Dalla presidenza francese arriva poi un’esplicita apertura all’idea, avanzata dall’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi (ex sottosegretario agli Affari europei), di creare un fondo Ue destinato ad attutire l’impatto delle sanzioni contro la Russia per i territori e le imprese maggiormente colpiti, visto che l’impatto di queste misure non è omogeneo nell’Ue, ma colpisce di volta in volta Paesi diversi (per esempio il divieto di esportare beni di lusso danneggia Italia e Francia, mentre la misura proposta riguardante i porti non è favorevole all’Olanda). Una cosa simile, su scala più ridotta, è stata fatta per compensare i Paesi più colpiti dalla Brexit. L’idea, ha detto Le Maire a Lussemburgo al termine dell’Ecofin, “non è stata affrontatadirettamente stamani, ma siamo pronti a esaminare tutte le proposte che possono essere fatte dal Parlamento Europeo. Tutte le proposte che permettono di attenuare questo impatto e di proteggere gli Stati più esposti sono pertinenti”.

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