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PIAZZA UCRAINA ALLA BIENNALE DI VENEZIA: QUANDO L’ARTE CURA LE FERITE DELLA GUERRA

VENEZIA – Non è la prima volta che la Biennale Arte di Venezia si incarica di curare le ferite di una guerra. Accadde anche nel 1948, all’indomani della seconda guerra mondiale quando il segretario Generale dell’istituzione culturale veneziana Rodolfo Pallucchini fece allestire  nel padiglione centrale una mostra su  Paul Klee e una dedicata all’espressionismo tedesco ripudiato dal nazismo. Ora la 59.a Biennale che sarà presentata alla stampa il 20 aprile con una conferenza stampa del presidente della Biennale, Roberto Cicutto e della curatrice Cecilia Alemanni, vuole far sentire la sua voce nella crisi in atto in Ucraina.  La Biennale presenta infatti “Piazza Ucraina” progetto di Borys Filonenko, Lizaveta German, Maria Lanko, Curatori del Padiglione dell’Ucraina, con la collaborazione dell’Ukrainian Emergency Art Fund (UEAF) e della Victor Pinchuk Foundation. Si tratta di un’installazione progettata dall’architetta ucraina Dana Kosmina allestita allo Spazio Esedra dei Giardini della Biennale. Lo scopo è dar voce agli artisti e alla comunità artistica dell’Ucraina e degli altri Paesi per esprimere solidarietà con la popolazione ucraina all’indomani della brutale invasione russa e creare uno spazio che possa essere luogo di dibattito e sostegno alla cultura ucraina.

Cicutto:_uno spazio dedicato agli artisti ucraini

Come ha ricordato il Presidente della Biennale, Roberto Cicutto “da settembre a novembre del 2020 La Biennale di Venezia ha presentato la mostra intitolata Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia nel Padiglione Centrale ai Giardini, con l’intento di evidenziare i momenti in cui gli eventi della storia hanno fatto irruzione nell’esposizione d’arte più importante del mondo. Purtroppo non si è trattato di casi isolati: la 59. Esposizione curata da Cecilia Alemani si trova ora di fronte all’aggressione della Russia contro l’Ucraina. La reazione della Biennale a seguito dello scoppio del conflitto è stata immediata: la nostra Istituzione ha dato sostegno all’artista e ai curatori offrendo loro la possibilità di presentare l’opera di Pavlo Makov, rendendoci tutti testimoni della loro esperienza. Per riconfermare la collaborazione tra la nostra istituzione e le istituzioni ucraine, Cecilia Alemani e i Curatori del Padiglione dell’Ucraina hanno unito i loro sforzi progettando ”Piazza Ucraina”, uno spazio dedicato agli artisti ucraini e alla loro resistenza all’aggressione. Ci auguriamo che questa iniziativa contribuisca ad accrescere la consapevolezza nel mondo contro la guerra e tutte le sue conseguenze.”

“In tempi di guerre brutali come quella che attualmente sta vivendo l’Ucraina – commenta Cecilia Alemani, Curatrice della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – sembra quasi impossibile pensare all’arte. Ma forse quello che la lunga storia della Biennale ci ha insegnato è che questa istituzione è in grado di essere uno spazio di conversazione, una piazza in cui il dialogo può andare avanti e in cui l’arte può fungere da strumento per mettere in discussione la nozione stessa d’identità nazionale e la politica. Nei suoi 127 anni di esistenza La Biennale ha registrato le scosse e le rivoluzioni della storia come un sismografo. La nostra speranza è di creare con Piazza Ucraina una piattaforma di solidarietà per la popolazione ucraina sul suolo dei Giardini, fra i padiglioni storici costruiti sulla base ideologica dello Stato-nazione, modellata dalle dinamiche geopolitiche e dalle espansioni coloniali del ventesimo secolo. ” Gli artisti ucraini al di fuori del Paese secondo la Alemani stanno vivendo una trasformazione sul piano umano. Insieme a questa esperienza hanno la propria visione del corpo umano e della sua metamorfosi, del rapporto tra gli esseri umani e le tecnologie e tra il corpo umano e la Terra. Corpi che da mesi tremano assieme alle mura domestiche e cittadine.

Piazza Ucraina uno spazio di solidarietà

Per i curatori Borys Filonenko, Lizaveta German, Maria Lanko Piazza Ucraina è un luogo di solidarietà con l’Ucraina nato nel cuore dell’Esposizione Internazionale su invito della Biennale e di Cecilia Alemani. Il conflitto russo-ucraino, iniziato nel 2014, è entrato in una fase critica di invasione militare su larga scala il 24 febbraio 2022. A partire dalle cinque di mattina, dopo i primi attacchi aerei, la vita dell’intero paese europeo non è più stata la stessa. La stessa sorte è toccata ad ogni singolo cittadino dell’Ucraina, artisti compresi. Il servizio militare, il volontariato, la diplomazia culturale, il racconto sotto forma di diario sono solo alcune delle pratiche sociali e private che tengono attualmente impegnati gli artisti ucraini. La maggior parte di loro ha interrotto il lavoro d’atelier, alcuni conciliano ancora le attività artistiche con la vita militare e sociale, mentre altri continuano a produrre opere d’arte quasi quotidianamente. Per questi ultimi, dedicarsi costantemente al lavoro aiuta a sopportare il calvario dei continui aggiornamenti delle notizie e la dura realtà della guerra che li circonda. Ma non si tratta solo di questo. Un’opera, che si tratti di un disegno, una fotografia, un fumetto o di un breve testo, dopo essere stata ultimata impiega poco tempo a diffondersi pubblicamente attraverso i social media. Una volta divenuti di dominio pubblico, questi lavori si trasformano in qualcosa di più grande. Diventano una prova, un artefatto, un documento di uno stato d’animo. Probabilmente queste opere sono già state elevate al rango della documentazione più immediata e certamente innegabile di un’esperienza fatta di trauma, di rabbia e anche di autentico coraggio. Gli utenti dei più diffusi social network in Ucraina si raccolgono virtualmente attorno a queste opere d’arte, scambiandosi opinioni e dando vita a nuove narrative. Tutte assieme, le sequenze di queste espressioni artistiche creano una sorta di agorà, un luogo d’incontro, una piazza.

 Lo spazio della Piazza, creato dall’artista e architetta Dana Kosmina, incarna l’equilibrio tra stabilità e fluidità. Questo luogo possiede un centro e una struttura classica, pur essendo un’esposizione in continuo mutamento, in cui i poster si stratificano e il dibattito sulla situazione di emergenza mondiale, precedente e successiva al conflitto, viene continuativamente messa in evidenza. Piazza Ucraina è costruita attorno a un monumento ricoperto da sacchi di sabbia, un riferimento alla pratica diffusa in tempi di guerra nelle città ucraine per proteggere l’arte pubblica dai bombardamenti.

Archivio di guerra curato dalla ong  UEAF

L’archivio d’arte dei tempi di guerra è stato compilato dal team dell’Ukrainian Emergency Art Fund (UEAF). La fondazione si propone di sostenere gli artisti e gli operatori culturali nel corso del conflitto e in futuro. È stata fondata dall’ONG MOCA assieme alla redazione giornalistica indipendente Zaborona, alla galleria d’Arte The Naked Room e all’istituto culturale Mystetskyi Arsenal. Il fondo raccoglie aiuti umanitari, informazioni sui programmi e sulle opportunità offerte dalle istituzioni ucraine e straniere a sostegno di artisti, curatori, manager artistici, ricercatori indipendenti e di iniziative culturali non governative.

Stop a padiglioni Russia e Ucraina dopo invasione

Come un sismografo sensibilissimo il mondo dell’arte russo e ucraino ha reagito immediatamente alla crisi in atto pochi giorni dopo l’invasione. Prima la decisione del Padiglione ucraino di non proseguire l’organizzazione della mostra. Poi l’annuncio da parte del team del Padiglione russo di ritirarsi dalla manifestazione in seguito all’invasione dell’Ucraina nella notte tra il 23 e il 24 febbraio. Domenica 27 febbraio sull’account Instagram del Padiglione russo si annunciavano le dimissioni collettive del curatore Raimundas Malašauskas e degli artisti Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva. “Il Padiglione russo – era scritto nel post – è una casa per artisti, arte e creativi, abbiamo lavorato a stretto contatto con gli artisti e il curatore dal primo giorno di questo progetto e abbiamo aspettato le loro decisioni indipendenti, che rispettiamo e sosteniamo sopra ogni cosa. Kirill Savchenkov, Alexandra Sukhareva e Raimundas Malašauskas hanno appena annunciato che non faranno parte del progetto del Padiglione russo alla 59esima Biennale di Venezia e di conseguenza il Padiglione russo rimarrà chiuso”. Anche il curatore Raimundas Malašauskas, originario della Lituania e residente a Bruxelles, ha ribadito la scelta. “Ho presentato – ha fatto sapere- le mie dimissioni da curatore del Padiglione Russia. Sono grato e ammiro gli artisti russi Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva, con i quali ho lavorato per portare avanti il progetto per la Biennale. Nonostante questo, non posso portare avanti il lavoro, alla luce dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito della Russia. Questa guerra è insostenibile sia politicamente che emotivamente”. Anche l’artista Kirill Savchenkov ha detto che “non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto le bombe, quando la popolazione ucraina si nasconde nei rifugi, quando i dissenzienti russi sono ridotti al silenzio. Come russo non presenterò il mio lavoro al Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia”.

1914, il progetto in corso al padiglione russo

Sarebbe stato un richiamo all’anno dell’inaugurazione del Padiglione, il 1914, la mostra presentata dalla Russia alla Biennale Arte. Una riflessione sul concetto di transizione secondo l’idea del curatore Raimundas Malašauskas. il Padiglione prevedeva un omaggio alla  tradizione russa di danza classica e balletto. Era concepito come una coreografia gestuale e avrebbe evocato il passaggio da uno stato all’altro, il flusso contorto tra futuro e passato, la divisione sospesa tra morti e vivi, tra il giorno e la notte, scivolando tra linguaggi e rappresentazioni, soffermandosi sulla memoria sociale più recente, congelandosi in previsione dell’imprevedibile, preparandosi per il domani.

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