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MELONI-MACRON: QUASI AMICI (CON L’AIUTO DEL COLLE)

ROMA – Forse aveva proprio  ragione il filosofo Massimo Cacciari quando, prima delle elezioni, spiegava che, una volta insediata a Palazzo Chigi, la Meloni, non avrebbe potuto far altro che seguire in politica estera (leggasi Alleanza atlantica ed Europa) binari già rigidamente prefissati e dai quali nessun suo predecessore si era mai veramente discostato.

Già nei primi giorni dell’incarico, dopo le esternazioni di Berlusconi sulle frasi “dolcissime” di Putin, la premier incaricata aveva fatto pubblica dichiarazione di atlantismo ed europeismo minacciando di tenere fuori dall’esecutivo chi aveva posizioni dissonanti o di non farlo neppure nascere. Insomma, nella nuova veste di Governo la Meloni, pare con il tutoraggio silenzioso ma efficace del Quirinale,  si sarebbe mostrata molto più dialogante non solo con Washington (rapporto già ampiamente recuperato in estate con il viaggio di Adolfo Urso negli States) ma anche con Bruxelles.

Se le voci che circolano in Farnesina verranno presto confermate come sembra la Meloni dovrebbe chiamare a Palazzo Chigi come suo consigliere diplomatico l’attuale rappresentante permanente presso la Nato a Bruxelles, Antonio Talò. Si tratta di un ambasciatore di rango che conosce alla perfezione i dossier della crisi ucraina e dell’Alleanza Atlantica dopo avere ricoperto il ruolo di ambasciatore in Israele e di inviato straordinario per Afghanistan e Pakistan. Fino a  marzo del 2023 (quando andrà in pensione) la neopremier potrà anche contare sulla collaborazione leale dell’attuale ambasciatore presso l’Unione europea, Pietro Benassi, punta di diamante della nostra diplomazia  che, da consigliere diplomatico di Giuseppe Conte, aveva svolto un ruolo cruciale per l’assegnazione nel luglio del 2020 dei 220 miliardi di euro del Next Generation Ue all’Italia.

Preziosi si stanno rivelando per la Meloni anche i consigli del suo predecessore Mario Draghi soprattutto per scegliere la giusta postura nell’interlocuzione con le istituzioni europee allo scopo di difendere al meglio l’interesse nazionale. Con la presidente della Commissione Europea, von der Leyen, la Meloni si è detta “desiderosa e pronta a collaborare per rafforzare la resilienza della Ue di fronte alle nostre sfide comuni”. E di analogo tenore i messaggi per il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e la presidente del Parlamento europeo Metsola.

Quanto al presidente francese Emmanuel Macron in visita a Roma domenica e lunedì il primo incontro è stato da “quasi amici”. Macron ha fatto finta di dimenticare le dichiarazioni dell’alleata della Le Pen e anche la mancata firma di Fdi sotto il Trattato del Quirinale. Parigi sa che la situazione è critica e l’unità europea oggi è essenziale. Palazzo Chigi ha parlato di un confronto cordiale e proficuo, di oltre un’ora nel corso del quale sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all’Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori. I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali, si legge in una nota di Palazzo Chigi. “Con l’Italia dobbiamo proseguire il lavoro intrapreso. Farcela insieme, con dialogo e ambizione, è ciò che dobbiamo ai giovani e ai nostri popoli. Questo incontro va in questa direzione”, scriverà alla fine il leader francese, in un tweet.

Ci sarà modo per la Meloni di approfondire in futuro i rapporti con gli altri leader europei a partire dal cancelliere Scholz. Incontri che si svolgeranno probabilmente non a Bruxelles. Le prime uscite all’estero della premier prevedono infatti la partecipazione alla conferenza sui cambiamenti climatici a Sharm el Sheikh dal 6 novembre e al G20 di Bali in Indonesia il 15 e 16 novembre.

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