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MELONI A BRUXELLES: NON SIAMO MARZIANI

SOLO DIFENDERE INTERESSE NAZIONALE

BRUXELLES – Cancellate subito dalla memoria la Meloni del 2014, quella che nelle piazze se la prendeva con lo strapotere dell’asse franco-tedesco e minacciava l’uscita dell’Italia dell’Euro. Ora il film è totalmente diverso. Certo, non mancano neppure oggi i riferimenti all’interesse nazionale e alle esigenze dei cittadini italiani ma il primo viaggio a Bruxelles della Meloni è servito ad allentare ogni tensione e aprire un dialogo costruttivo con le istituzioni europee.

La Meloni ha voluto far passare il messaggio che il nuovo Governo non è composto da marziani pericolosi. “vedersi da vicino aiuta a cambiare la narrativa fatta sulla sottoscritta e sul Governo italiano“ dice la neo premier che aggiunge: ”non siamo marziani, siamo persone in carne ed ossa. E dall’altra parte mi sembrano che c’erano persone avevano voglia di ascoltare”. La Meloni confessa che la sua prima visita alle istituzioni europee “è servita a dare il segnale di un’Italia che vuole partecipare, collaborare e difendere l’interesse nazionale dentro alla dimensione Ue insieme agli altri Paesi”.

Alla fine la Meloni, dopo una giornata cominciata con la colazione con il commissario Paolo Gentiloni, proseguita con gli incontri con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola e con quella della Commissione, Ursula von der Leyen e conclusasi con la cena di lavoro con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel il bilancio può considerarsi sostanzialmente positivo. “Mi sembra – ha detto la premier che si sia creata un’interlocuzione molto franca, molto positiva. Sono contenta di come è andata questa giornata nella quale ho portato il punto di vista italiano. C’è la necessità di dare il prima possibile concretezza alla soluzione sulla crisi dell’energia e sul tetto del gas”.

In altre parole, un dialogo franco, senza pregiudizi servirà per dare più forza alla voce dell’Italia, consapevoli del ruolo che abbiamo svolto come Paese trainanti dell’architettura europea. Negli appuntamenti già fissati da Bruxelles il nuovo Governo si presenterà con una squadra di prim’ordine che si è vista in azione già ieri. La Meloni era affiancata ieri da profondi conoscitori di tutti i dossier europei: dall’Ucraina all’energia alla crisi economica. Innanzi tutto il neo ministro delle Politiche comunitarie, Raffaele Fitto con nuovo consigliere diplomatico Marco Canaparo (già portavoce della Rappresentanza italiana a Bruxelles). Poi l’ambasciatore presso la Ue, Piero Benassi e il nuovo consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Francesco Talò, fino a ieri rappresentante permanente presso la Nato a Bruxelles, ossia uno dei massimi conoscitori del dossier Ucraina. Se con Gentiloni il colloquio ha toccato soprattutto i temi economici e le questioni relative alla nota di aggiornamento al Def e alla riforma del Patto di stabilità, con Metsola, von der Leyen e Michel i temi hanno spaziato dalla crisi ucraina all’energia. Sullo sfondo anche la recente disputa con scambi di accusa tra Roma e Berlino sul salvataggio di alcuni migranti nel canale di Sicilia. Ma soprattutto con la Metsola (che aveva contato per la sua elezioni sui voti degli europarlamentari di Fdi e Lega) sarebbe scattata una buona chimica e piena sintonia sulla questione migranti che la Metsola conosce bene come maltese per quanto riguarda la mancata solidarietà dei Paesi del Nord con i Paesi di primo approdo e la redistribuzione dei richiedenti asilo. Un richiamo alle norme europee sui migranti ribadito anche dal neoministro degli Esteri Antonio Tajani ieri in Germania per il G7 Esteri.

La Meloni ha soprattutto capito che l’Italia ha bisogno oggi più che mai dell’Europa. La crisi energetica, il caro bollette e la crisi economica impongono infatti scelte condivise a livello europeo sulla falsariga di quanto già ottenuto dall’ex premier Mario Draghi all’ultimo Consiglio europeo per fissare un tetto al prezzo del gas. Sui dossier economici è impegnato anche il neo ministro dell’Economia Giorgetti che non a caso ha scelto la Germania come prima tappa di un suo giro europeo. Tra Meloni, Tajani e Giorgetti il dialogo è costante e lo sarà ancora di più nelle prossime settimane quando si tratterà di prendere alcune decisioni che riguardano varie posizioni apicali nella diplomazia italiana. Per ora Tajani ha confermato la squadra ereditata da Di Maio. E’ rimasto al suo posto come capo di gabinetto Luca Sabatucci anche se è già designato per ricoprire l’incarico di ambasciatore presso l’Ocse a Parigi. A marzo scadrà anche l’incarico per l’attuale segretario generale, Ettore Sequi. Per il suo avvicendamento i nomi non mancano a cominciare da quello di Armando Varricchio, già ambasciatore a Washington e ora a Berlino dopo avere ricoperto il ruolo di consigliere diplomatico dell’ex premier, Matteo Renzi. Ma alla posizione di massimo responsabile della Farnesina ambirebbero anche l’attuale ambasciatore a Ginevra Onu, Gianlorenzo Cornado e l’attuale ambasciatore a Washington, Mariangela Zappia. Il giro di valzer diplomatico coinvolgerà in pieno anche anche Bruxelles. Per la sostituzione di Talò alla Nato il nome che si sente fare con maggiore insistenza è quello dell’ambasciatore Pasquale Ferrara, attuale direttore generale per gli Affari politici e di sicurezza. Nel marzo del 2023 si dovrà scegliere poi il sostituto di Benassi (che andrà in pensione) come rappresentante presso la Ue. Alla Farnesina si minimizza inoltre ogni possibile conflitto tra il nuovo consigliere diplomatico della Meloni, Talò e lo sherpa per il G20 Luca Ferrari, attuale ambasciatore a Pechino. Molti Paesi prevedono da tempo queste due figure distinte e lo stesso Governo Gentiloni aveva nominato uno sherpa ad hoc per il G20 con Raffaele Trombetta da affiancare al consigliere diplomatico Zappia. Tajani potrebbe inserire nel suo staff anche personale non diplomatico come il suo ex portavoce a Strasburgo Carlo Corazza mentre per le questioni di partito Forza Italia ha già scelto Daniela Subranni già addetta stampa di Alfano sia al Viminale che alla Farnesina.

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