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MAR ROSSO: CATENE ITALIANE DI APPROVVIGIONAMENTO

TRA LE PIU’ COLPITE PER BLOCCO CANALE SUEZ

ROMA – Automotive, meccanica e chimica: saranno questi i primi settori a soffrire in Italia la crisi nel Mar Rosso con possibili nuovi aumenti anche per gas e benzina. Il primo e più visibile effetto dopo gli attacchi delle milizie sciite filo iraniane degli Houthi che minacciano nuove azioni nonostante la risposta con raid aerei diretti a depositi militari e stazioni radar in Yemen effettuati con missili da parte delle forze americane e inglesi. I porti italiani di Gioia Tauro, Taranto così come Genova e Trieste stanno già soffrendo la situazione. Il 12 dicembre i miliziani Houthi hanno incendiato lo Strinda, un mercantile norvegese che trasportava materiale chimico per biocarburanti dall’Arabia Saudita all’Italia. Ma è il solo caso che riguarda direttamente il nostro Paese vittima delle azioni dei miliziani che si prefiggono di incidere sull’intero traffico mercantile mondiale in “sostegno” alla causa palestrinese per la crisi di Gaza.

I portavoce delle milizie Houthi continuano a ripetere che obiettivo degli attacchi sono solo navi israeliane o quelle dirette verso porti israeliani ma la situazione di grave pericolo ha costretto la gran parte delle società di navigazione europee a disertare l’attraversamento del Canale di Suez per scegliere rotte meno insidiose ossia il doppiaggio di Capo di Buona Speranza in Sudafrica con un elevato costo aggiuntivo nei noli e almeno venti giorni in più di navigazione con ritardi nelle consegne della merce. Fino ad oggi il 12% del commercio tra Oriente e Occidente passa da Suez, con punte del 30% (40% in Italia) se si considerano i container, traffico che si è più che dimezzato negli ultimi giorni.

Secondo uno studio dell’Ispi, nella prima settimana di quest’anno l’indice composito di Drewry per i container (World container index) è infatti aumentato del 61%, raggiungendo i 2.670 dollari per i cassoni da 40 piedi, la principale unità di misura del comparto. L’incremento è del 25% rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso e dell’88% rispetto alle tariffe medie del 2019 pre-pandemia. In particolare, i noleggi da Shanghai a Rotterdam sono saliti del 115% fino a 3.577 dollari e quelli per Genova del 114%, oltre i 4mila dollari. Con previsioni di ulteriori rialzi, anche a causa dell’aumento dei costi assicurativi. Un situazione che ha già avuto un impatto diretto sulle produzioni europee. In Germania l’unica fabbrica europea della Tesla la gigafactory di Berlino Brandeburgo ha già interrotto la produzione per mancanza di pezzi di ricambio provenienti dalla Cina e da altri Paesi asiatici.

In Italia la situazione non è migliore e anzi il nostro Paese è in prima linea a subire tutti gli effetti di una crisi nelle catene di approvvigionamento soprattutto per meccanica e chimica. Gli effetti sui consumatori finali non si faranno attendere e riguarderanno beni di primo consumo ma anche prodotti petroliferi. Una situazione che in parte si era già creata con la pandemia da Covid ma che rischia ora di frenare la produzione e creare una nuova fiammata inflazionistica. Basti pensare che solo un punto in più di inflazione è stato calcolato come costo aggiuntivo per una famiglia italiana con due figli in 411 euro all’anno. Una crisi che per di più avviene in gennaio, mese del capodanno cinese con molte chiusure di fabbriche e ritardi nelle consegne. Da Suez transita normalmente il 40% del nostro import-export marittimo per un totale di 154 miliardi. Suez è uno snodo fondamentale anche per l’import di prodotti energetici. Il petrolio, secondo Assoutenti è su 72 dollari al barile, ma i possibili impatti sui consumatori per la crisi in medio Oriente potrebbe provocare un rincaro della benzina del 10%, un aggravio valutato in 213 euro in un anno per le famiglie italiane, mentre con gli impatti sul gas le bollette lieviterebbero di 200 euro nei dodici mesi.

Finora l’Italia non ha preso parte alle azioni militari nel Mar Rosso anche perché occorrerebbe prima un disco verde del Parlamento. Ma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha anticipato che alla prossima riunione del Consiglio Esteri dell’Unione europea verrà analizzata l’ipotesi di allargare i confini della missione europea Atlanta nel maro Rosso o per varare una nuova missione a difesa dei traffici commerciali minacciati dai ribelli Houti. “Con la Francia – ha detto Tajani – stiamo lavorando perché se ne discuta, e sono ottimista da questo punto di vista, nella prossima riunione del Consiglio Europeo per gli Affari esteri per dare una risposta europea, quindi ancora più forte, per la legalità e la libera circolazione delle merci nel Mar Rosso”.

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